SOMMARIO

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PERCHE’ IL DOLORE?

Salvatore Iodice

 

In parte misterioso, riceve luce dalla fede cristiana
che gli attribuisce uno scopo redentivo.

 

A questo interrogativo angosciante molti uomini di tutti i tempi hanno tentato di dare una risposta. Ma esso resta sempre un grande mistero!

Anche la Bibbia affronta l'argomento, trattandolo in modo serio e ampio.

Dopo aver notato che la vita di ogni uomo è piena di tormenti e tribolazioni, passa ad esaminarne le cause.

Le malattie, la vecchiaia e la morte, essa insegna, sono dei fenomeni naturali connessi con la natura fragile e limitata dell'uomo.

Inoltre delle potenze malvagie ostili all'uomo, come gli spiriti maligni e le maledizioni, possono procurare delle sventure; ma molto spesso la causa di dolori e di ingiustizie è la libera decisione dell'uomo, che si oppone alla volontà di Dio, cioè il peccato.

Nella Genesi, infatti, si narra che dopo il peccato dei progenitori, l'uomo è assoggettato alla fatica, al dolore, alla violenza, alla morte.

Esiste, tuttavia, anche una fascia di dolore e di sventura che non dipende dalla responsabilità singola dell'uomo; la morte colpisce all'improvviso nelle più disparate circostanze; la fine prematura del giusto e la longevità degli empi provocano scandalo; sconcertanti sono le sofferenze degli esseri innocenti.

Pur ammettendo una solidarietà naturale nel bene e nel male tra tutti gli uomini, come insegna la teologia,

per cui gli errori e i peccati di uno si

 

ripercuotono anche sugli altri, resta tuttavia un alone di mistero sul signi­ficato profondo di tale realtà.

 

Davanti all'esperienza del dolore, mentre gli empi reagiscono con la negazione di Dio, denigrando il Signore e bestemmiando, per i sapienti il dolore paradossalmente può diventare un fattore positivo nelle mani di Dio, facente parte del suo misterioso disegno di amore.

Il libro del Siracide, ad esempio, parla della sofferenza come di un valore purificante, simile a quello del fuoco che libera il metallo dalle scorie.

"Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perché con il fuoco si prova l’oro, e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore" (Sir 2,4-5).

Altre volte la sofferenza appare come una correzione paterna di Dio per i suoi figli prediletti: "Figlio mio. non disprezzare l'istruzione del Si­gnore e non aver a noia la sua esorta­zione, perché il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto" (Pr 3,11-12).

Ma si può soffrire anche per gli errori degli altri, per ottenere l'espiazione dei peccati degli uomini, come dice il profeta Isaia a proposito del Servo del Signore: "Al Signore è pia­ciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore" (Is 53,10).

 
Benedetto XVI il 5 agosto 2005 visita nel Policlinico Gemelli il fratello Georg, di 81 anni.

 

Gesù si è mostrato sempre sensi­bile alla sofferenza umana, dimostrando compassione e tenerezza verso i malati, i sofferenti, gli emarginati, liberando molti dalla schiavitù del male fisico e spirituale.

"Così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva" (Mt 4,24).

  

Dio non turba mai la gioia dei suoi figli,se non per prepararne una più certa e più grande” (A. Manzoni, Promessi sposi)

  

Affidò poi anche ai discepoli, inviati in missione, il potere di guarire le infermità annunciando il Regno di Dio, che nella sua fase conclusiva esclude ogni dolore e sofferenza.

Il Signore, inoltre, non solo ha alleviato il dolore umano, ma ha voluto egli stesso patire per rendersi solidale con chi soffre. Ha provato, infatti, rammarico per l'incredulità del popolo, tristezza e angoscia per la passione, silenzio del Padre e martirio infamante sulla croce.

Ma proprio attraverso il sacrificio egli può riscattare l'umanità peccatrice e riconciliarla al Padre celeste.

Dio permette il male sapendo trarre da esso il bene.

Prendendo su di sé le nostre in­fermità, solidale con le e sofferenze dell’uomo, ne ha svelato il valore e le ha riscattate. Risorgendo ci ha donato la vita. Superata la morte, è costituito Signore della chiesa e dell'universo, principio di salvezza per tutti gli uomini.

In Cristo il dolore dunque si trasfigura e diventa fonte di grazia e di amore.

La malattia, che ognuno presto o tardi sperimenta, diventa una prova, a volte drammatica in quanto lacerazione di sé e separazione dagli altri, che si deve affrontare e superare.

Anche le parole e i gesti di sollievo umano sembrano ben poca cosa di fronte alla gravita di certe tribolazioni fisiche e spirituali.

Cristo unisce, allora, il malato alla sua sofferenza redentrice e gliene of­fre i frutti mediante la solidarietà della chiesa.

  

Dalla trafittura del dolore che ricevi, nasce la rosa con la quale sarai coronato” (Sant’ Agostino)

 

 In questa luce, egli poté affermare: "Beati gli afflitti, perché saranno con­solati" (Mt 5,4). E' Cristo il conforto e la consolazione degli afflitti, perché egli sì rende presente nell'uomo che soffre, il quale in unione con lui può sublimare il suo dolore, come attesta Paolo: "Perciò sono lieto delle soffe­renze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).

Le sofferenze di alcuni, infine possono ottenere da Dio la fede e la conversione di chi anela di conoscere il Salvatore degli uomini.

Questi motivi hanno ispirato molti santi, come Teresa di Lisieux e Ber­nadette Soubirous, ad offrire le loro sofferenze per la salvezza degli uomini.
 

Il primo sussidio pubblicato dal MEIC nel 1992, che “presenta uomini ‘esperti nel soffrire’, i quali sono diventati eroi della carità perché protesi ad asciugare  le lacrime di altri fratelli e ad insegnarci il valore sal­vifico del dolore”( Luigi Diligenza).
 

Buon samaritano è ogni uomo che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, qualunque esso sia, e gli porta aiuto, in quanto possibile,efficace(Giov. Paolo II, Salv. dol. VII,28).